Se oggi possiamo bere una pinta dissetante al bancone del nostro pub preferito, lo dobbiamo alla popolazione sumera che, all’incirca 4.000 anni fa, ha creato una deliziosa bevanda d’orzo, antenata millenaria della nostra birra.
Tra le prime fonti storiche che attestano la “nascita” della birra, troviamo una poesia risalente a 3900 anni fa: il componimento poetico ha come tema un’ode alla dea Ninkasi, l’antica divinità sumera protettrice della birra, che svela la ricetta antica della bevanda al cereale.
Dal medioriente, la birra presto spopola anche in Egitto, dove viene accostata al Dio Osiride, una delle divinità più importanti del culto pagano. È proprio in Egitto che Agricola, governatore romano in Britannia, assaggia e apprezza la nuova bevanda, decidendo di rientrare a Roma in compagnia di tre Mastri Birrai e creare quello che può essere considerato il primo pub al mondo!
Durante il Medioevo, la produzione di birra gira intorno alla vita monastica: è all’interno dei monasteri, poco dopo l’anno 1000, che viene introdotto il luppolo all’antica ricetta, dando vita al gusto inconfondibile della birra che tuttora beviamo. I monasteri italiani, per quanto riguarda la produzione brassicola, sono depositari di una tradizione antichissima: basti pensare all’Abbazia di Montecassino, un monastero benedettino sito nel Lazio che, tra il 629 e il 643, produce la prima birra d’Abbazia.
Da quel momento in poi, a distanza di secoli, la tradizione brassicola è ancora fortemente legata a filo doppio con la cultura agroalimentare italiana, che rende la birra un momento di socialità altamente simbolico.
Dal passato al futuro della birra
Il mondo della birra, come ogni produzione che attraversa i secoli, cambia a seconda della società e, vista la sua natura dinamica, affronta le sfide del contemporaneo con uno sguardo sempre rivolto al futuro.
La riprova che il mondo brassicolo sia sempre stato al passo con i tempi è stata fornita lo scorso anno, quando l’intera popolazione mondiale è stata costretta a cambiare radicalmente le proprie abitudini di consumo e stili di vita, a fronte di un’emergenza sanitaria che ci ha costretti al più rigido dei lockdown.
Secondo il report annuale a cura di AssoBirra, le piattaforme di acquisto online di alcolici hanno rappresentato nel 2020 una soluzione efficace per quasi 1 italiano su 5. Per molti italiani, il lockdown è stato l’occasione perfetta per sperimentare nuove e più esclusive tipologie di birra, ma anche modalità di acquisto e consumo alternative.
Vendere birra online fuori dai mercati tradizionali
Ora che l’emergenza sanitaria che ci ha visto coinvolti lo scorso anno sembra lasciare spazio a una ritrovata normalità, il canale online continua a rappresentare un’ancora di salvezza e un mezzo di promozione per le medie e piccole aziende brassicole, che vedono nella vetrina digitale un’occasione di visibilità ad ampio raggio.
Lontano dai meccanismi che rappresentano la distribuzione tradizionale, Trovabirre promuove, attraverso il servizio Priming, la democratizzazione della vendita di birra italiana artigianale online. Grazie a una semplice registrazione gratuita al portale, i birrifici artigianali italiani possono vendere – senza obbligo di esclusiva – i loro prodotti ai clienti Ho.Re.Ca. che, dal canto loro, non hanno il vincolo della spesa minima.
Trovabirre si pone come luogo virtuale d’incontro tra i produttori di birre e i gestori di locali, che scelgono per i loro clienti il meglio dell’offerta brassicola italiana, senza alcun vincolo dettato dalla vendita al dettaglio tradizionale.